In principio il rivolo timido sgorga dall’imponente ghiacciaio del Monte Ultimodellanno, poi si lancia dall’alto verso il richiamo gravitazionale sotto forma torrentizia e con fragori di cascate nella valle Terrore, discende e si spiega tra rivoltanti tornanti a gomito chiuso, quasi zigzaganti, con improvvise distensioni e altrettanti improvvisi sbalzi di percorso sia nella velocità che nell’angolo direzionale, attraverso il falsopiano della Confusione. Poco rassicurante il suo alveo così stretto, che le cause esterne influiscono fin troppo sulla sua portata , e la pioggia lo fa esondare quasi sempre; vorrebbe starsene in pace nel proprio letto, invece si alza e distrugge. Come se fosse inevitabile.
Il paesaggio intorno a lui cambia ogni volta che la sua violenza s’è esaurita, generando anche nuovi e suggestivi scorci poetici, ma la gente vuole soprattutto limo per coltivare la terra. Lui non gliene lascia la possibilità, perché tanto l’esondazione è un comportamento frequentemente abituale, e se nessuno lo maledice, è semplicemente perché ovviamente nessuno abita e lavora intorno alle sue sponde. Altrettanto, bastano pochi giorni di sole a prosciugarlo.
Anche i pescatori sono rari, dato che perlopiù le creature viaggianti tra quelle torbide e instabili acque, non sono commestibili. I pesci della famiglia Paranoia, seppur non proprio di aspetto sgradevole alla vista, poi in bocca risultano amari e gommosi. Ambiente perlopiù paludoso e fatiscente. Non un parco fluviale. Contorto e non un affluente la cui corrente lo possa raddrizzare, fino poi a sfociare nel mare Isolamento.
Parma, 29 maggio 2004
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