Escrementi di piccione

Ho finito di lavorare alle 14, e stavo tornando a casa in macchina accompagnato da Roberto, un ragazzo che gentilmente mi ha dato un passaggio… c’era il sole.
Disperdendoci in un paio di quelle chiacchiere usate per non lasciare che il tempo resti senza suoni decifrabili, così tenendo lontana dalla mente qualche possibile idea d’omicidio nei confronti dell’altro, ho notato nel finestrino dalla mia parte una grossa incrostazione bianca, così, ridendo mi sono voltato verso l’autista e gli ho detto:
- Vè… che bella cagata di piccione!-, per poi giungere improvvisamente nel baratro inaspettato della sua domanda :
- Hai pensato come il cielo sia grande e i parabrezza siano così piccoli in confronto?-
- Sarà che sono attratti dalla luce riflessa dai vetri! - .
Noi, esseri sparlanti, fissati ad una base prestabilita, certi della propria identità e del proprio spazio vitale, tenuti in equilibrio da un filo che ci lega a un punto che è stato posto in alto solitamente da qualcun altro prima di noi e per la suddetta ragione improbabilmente lo capiamo, ma ciò non importa poiché ciò che conta è non farsi vedere barcollanti nel confronto… la prima legge fondamentale per vivere "nel miglior modo possibile" tutti insieme è non far conoscere al prossimo la propria debolezza… ed eccoci giunti nell’era cibernetica… un’era vissuta solo dall’America e dai suoi satelliti… chi è debole ne resta fuori!
Siamo per giunta paragonabili ai piccioni, attratti dalle infinite possibilità di riflesso della luce, disinteressandoci alla fonte di luce originale in quanto inaccessibile… e quindi non potendoci riversare sul sole, defechiamo su uno dei tanti parabrezza solo perché è la forza di gravità a permettercelo.


Parma 18 e 19/04/2001

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