Vietato ai maggiori di diciotto anni

La donna e la sua bambina entrarono nel bar situato in mezzo a Strada del Duomo. Più che altro per riscaldarsi dal freddo che c’era, e nevicava con una certa insistenza. Si tolsero i cappotti e si sedettero a un tavolino, ordinando dopo pochi minuti un the alla menta e una cioccolata con panna.
Così trovarono un argomento e ne parlarono. La giovane madre sembrava interessata al litigio avvenuto tra il maestro d’inglese e la maestra di matematica. La figlia era alquanto puntigliosa nel raccontarle i dettagli.
- " Dev’essere una dote di natura per le donne il pettegolezzo concitato, tant’è che già lo esercitano con notevole dimestichezza sin da quando le parole nell’uscire di bocca, hanno una fluidità espressiva comprensibile ai più, ovvero intorno ai quattro-cinque anni." - Questo formulò l’uomo seduto da solo all’altro tavolino del locale. Non era uno impegnato a non farsi i fatti propri, ma non essendoci nessun cliente oltre a lui e la coppia, fra un bicchiere di San Giovese e l’altro, l’orecchio scappava, e in quel momento scappò proprio mentre all’insegnante d’inglese scappò un ceffone nei confronti della propria rivale.
E poi formulare era l’unico sottile piacere rimastogli, perciò lo sfruttava ogni qualvolta l’occasione gli pareva propensa.
L’uomo tornò a immergersi nel vuoto alcolico, fin quando un fremito improvviso passatogli per la fronte, che subito riconobbe, lo portò a voltarsi verso la donna con il bordo della tazza di the fra le labbra. Si fissò come incantato: sospeso sul femminile sopracciglio nero e fine, c’era un fiocco di neve ancora integro, e non si scioglieva.
Non era altro, era proprio neve.
Eppure saranno stati già venti minuti buoni che il tepore dei termosifoni del bar, oltre al corpo della donna stesso, influiva sul cristallo ghiacciato.
Per l’uomo non fu una novità assistere a un prodigio del genere; evidentemente c’era portato… da sempre si trovava a scoprire strani fatti generalmente composti da piccole quantità di materiale eppure così immensamente assurdi. Anzi, più erano piccoli i soggetti-oggetti, tanto più era assurdo ciò che accadeva loro. Lui era come un astronomo, solo che invece di essere rivolto con accanimento verso le enormi grandezze dello spazio, si trovava succube di piccoli avvenimenti a portata di mano, che lui giustamente chiamava "le stelle di neutroni dell’assurdo". Era un astronomo inverso.
Qualche tempo prima aveva provato a raccontare ai suoi amici ciò di cui era testimone, ma loro si limitavano a bollarlo come uno che beveva troppo; lui controbatteva senza pretesa alcuna di bere il giusto, poiché il vino era esclusivamente un piacere.
Ma ora non gl’interessava più essere creduto. Ora non aveva più amici. Ora beveva davvero troppo: il vino era diventato un’indifferenza di cui non poteva fare a meno, come tutti i vizi.
Tre giorni prima, nella sua stanza, vide una zanzara accoppiarsi con una mosca… eppure era già pieno inverno!
La bambina continuando a discorrere del più e del meno, con tanto d’approvazione materna, rimosse quell’eterno fiocco di neve come se nulla fosse. Poi se ne andarono.
L’uomo ci rimase male e collegò con una personale deviazione, il proprio vecchio dilemma su come mai nessuno avesse mai fatto un film, o scritto un libro, valutato dalla commissione della censura come vietato ai maggiori di diciott’anni, a quando da ragazzo smise definitivamente di essere felice da quella volta che sua madre lo scoprì esser lì lì per realizzarsi… fare fotografie era la sua passione;
Così si disse: - "In talune famiglie l’ordine vuole essere esclusivamente creato tramite la forza violenta di una scala gerarchica tirannica basata sul terrore, in cui ognuno paga le frustrazioni altrui. Ciò che rimane perciò è solo la frustrazione, il terrore, il senso di colpa, di generazione in generazione." - Un altro bicchiere andò giù.
Da fuori venne un rumore fortissimo, come di squarcio, e la terra tremò.
- "I bambini per acquisire posizioni il prima possibile nella scala gerarchica, qualunque essa sia, vogliono fare i grandi, così qualche volta addirittura, non ammirano come solo loro saprebbero fare, i fiocchi di neve. Mentre gli adulti son troppo ormai corrotti per riuscire a tornare bambini, ed essendo la censura composta da adulti, si concedono di poter assistere a tutto quello che vogliono, come se loro sapessero evitare e capire con certezza cos’è il male, quando invece ci sguazzano quotidianamente dentro, vietando allo sguardo disincantato del bambino, spettacoli da cui quest’ultimo potrebbe solo trarre vantaggio. Gli adulti, per vendicarsi della loro perduta condizione, allontanano dai bambini ciò che solo il disgusto e la paura può tirare fuori da loro, ovvero la capacità di porsi al di sopra della violenza, della pornografia, della politica, interessandosi così a mantenere intatto solo il proprio spirito d’osservazione puro senza intralciare poi l’altro con qualche importuna azione pronta a uccidere qualsiasi tipo di sensibilità di ciascun individuo a sé vicino. Non c’è peggior crimine che soffocare il genio di qualcuno, e per non correre il rischio, è legittimo curarsi del proprio, d’ipotetico genio.
Cogliere… imparare a cogliere… cogliere… cogliersi…"
- iniziò a ripetersi paranoicamente.
Ancora preso dalle proprie distorsioni, non s’avvide delle luci spente e degli scaffali del bar crollati con tutte le bottiglie e bicchieri rovesciati, lui notò solo che non c’era più nessun’anima viva oltre a lui là dentro, e uscì avviandosi per la propria strada, mentre alle sue spalle, in Piazza Duomo c’era un cratere sputante fuoco abbastanza grande da esser riuscito a ingoiare l’intero Battistero di marmo rosa. La gente urlava.
L’uomo dirigendosi nella direzione opposta, non sentì e non vide nulla, nonostante fosse distante solo un centinaio di metri dal cataclisma - del resto lui sapeva riconoscere solo gli strani piccoli prodigi, quelli di cui nessun’altro era a conoscenza.


Parma 15/01/2003,
e giorni precedenti e seguenti.

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